Audiotour "Gli imperdibili"
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Il percorso museale è articolato in 14 sezioni tematiche: le 214 opere esposte costituiscono un nucleo rappresentativo del meglio dell'arte moderna in Italia, proveniente da acquisizioni presso importanti rassegne nazionali e internazionali (come le Biennali di Venezia) oppure lasciti e donazioni. In questo itinerario, ritroviamo le opere più significative del museo, "gli imperdibili".
Iniziamo con un cenno alla scultura in bronzo posta all'ingresso del museo: Sicania di Pietro Consagra. L'opera, donata al museo per volontà testamentaria dell'artista, è una versione del 1972 de Il monumento al sindacalista siciliano del 1949, dedicato alla memoria di Accursio Miraglia, ucciso dalla mafia a Sciacca.
Il percorso nelle sale della GAM si apre con il dipinto di Giuseppe Sciuti, I Funerali di Timoleonte, raffigurante una scena di commozione corale ambientata nell'antica agorà di Siracusa, ma che rimanda metaforicamente al valore degli eroi risorgimentali; si prosegue con il monumentale gruppo scultoreo di Mario Rutelli, Gli Iracondi, ispirato ad un tema tratto dalla Divina Commedia. A chiudere la sala, l'imponente dipinto di Erulo Eroli I Vespri siciliani, che rievoca la famosa rivolta dei Vespri, episodio emblematico degli ideali risorgimentali, un esempio di ribellione democratica e patriottica che tanto affascinò i pittori dell’Ottocento.
Un'ampia sezione è dedicata a Giuseppe Patania e ai suoi ritratti, tra cui il Ritratto di fanciulla con colomba, una delle sue opere più importanti. La colomba, simbolo d’innocenza, conferisce al dipinto una valenza emblematica che evoca la ritrattistica rinascimentale.
Imperdibile tra gli imperdibili è l'opera di Francesco Lojacono Veduta di Palermo, del 1875. Lojacono, detto il "ladro del sole" per la sua attenzione alla resa della luce, ritrae la città di Palermo realizzando una straordinaria sintesi tra i dettagli e inquadratura d’insieme.
Proseguendo al primo piano del museo, troviamo lo splendido dipinto di Onofrio Tomaselli, I carusi. L'opera- che rappresenta i bambini sfruttati nelle miniere di zolfo- si inserisce appieno nel filone della pittura verista e di denuncia sociale. Singolare è il fatto che l'artista l'abbia dipinta proprio durante un soggiorno presso il barone La Lumia, proprietario delle stesse miniere.
Proseguendo, incanta la Veduta di Taormina dominata dall’Etna innevato, realizzata da Ettore De Maria Bergler e donato alla nascente Galleria nel 1908 da Vincenzo Florio, che lo aveva acquistato alla Biennale di Venezia.
Oltre ai numerosi paesaggi, la GAM dedica una sezione alle vedute urbane di Palermo e a luoghi simbolo del periodo Arabo-Normanno. Tra queste, è interessante notare San Giovanni degli Eremiti dipinta da Rocco Lentini nel 1876, che testimonia l'originario colore azzurro delle cupole della chiesa, prima dei restauri del 1882, quando- per un errore di interpretazione- furono interamente ridipinte di rosso. Spicca a seguire Porta Nuova di Michele Catti, che rappresenta Palermo come una capitale europea in un dipinto neoimpressionista, fondendo le suggestioni della pittura francese con una poetica del ricordo e della malinconia.
Icona di questo museo è senza dubbio l'opera di Franz Von Stuck Il peccato, acquistato alla Biennale di Venezia del 1909. La rappresentazione di questa figura femminile ammaliante, avvolta dal serpente del peccato, suscitò molto scalpore per la sua inquietante forza espressiva.
Fa da contrappunto a questa potente immagine simbolica, la dolcezza della Femme aux gants di Giovanni Boldini, che qui raffigura la signorina Emiliana Concha De Ossa, ritratta più volte dall'artista a Parigi.
Il percorso museale prosegue al secondo piano con opere che testimoniano le tendenze artistiche del Secolo Breve, da Sironi, a Pirandello, a Campigli. Tra queste, Gli Scolari di Felice Casorati (acquistato alla Biennale di Venezia nel 1928) ci consegna a uno spazio ripido, deformato. Le figure che abitano “il mondo sospeso” di Casorati sono spesso solitarie, mute, chiuse in sé stesse anche se fanno parte di un gruppo; le geometrie del mappamondo e dei segni scritti sulla lavagna e nel libro in primo piano, quasi nature morte, fanno forse eco alla complessa geografia di un mondo sospeso tra le due guerre.
A chiusura di questa carrellata, non può mancare l'Autoritratto di Renato Guttuso, in cui l’artista assume la posa tradizionale del “malinconico”, con la mano a reggere il viso, una sigaretta in bocca, e lo sguardo pungente e vivo.
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