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Tour audio Sala del Cranio trapanato - sala 1

Il territorio di Partanna è delimitato ad est dal fiume Belice ed ad ovest dal fiume Modione. La presenza di questi due fiumi, in antico denominati rispettivamente Υψας e Selinus, e la ricchezza di tante falde acquifere ha determinato la particolare fertilità dei terreni delle campagne partannesi, che ha poi favorito gli insediamenti umani fin dalla più antica preistoria.
Alcuni ritrovamenti fossili nelle contrade partannesi hanno permesso di documentare la presenza, in queste terre, nel pleistocene (180.000 a. C.), di animali da tempo scomparsi in Sicilia quali elefanti, ippopotami e cervi. Ciò a dimostrazione che il Mediterraneo, nel corso dei millenni, è stato anche un mare poco profondo e con terre emerse ben diverse dell’attuale conformazione geografica, tanto da consentire agli animali di grossa taglia di spostarsi dal continente africano fino in Sicilia.
L’uomo arriva in questo territorio nel Paleolitico Superiore (40.000-10.000 a. C.), come testimoniano i numerosi ripari in roccia lungo le sponde del fiume Belice. Sulle pavimentazioni di queste grotte naturali ancora si ritrovano gli innumerevoli residui di lavorazione ottenuti dalla sgrossatura dei nuclei di selce, materiale litico di particolare importanza per la costruzione degli strumenti degli uomini primitivi, estratti da una cava-miniera di selce, recentemente individuata in località Acque calde.
Le popolazioni indigene, sicuramente, presero a frequentare con una certa assiduità questi luoghi per rifornirsi del prezioso materiale. Questo primo intervento, infatti, consentiva un più agile trasporto delle parti adatte alla creazione degli utensili.

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