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Tour audio il Colle di San Donato e la Fortezza di Arezzo nell'antichità 1 it

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  1. Aperçu de l'audioguide
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    La Fortezza Medicea di Arezzo sorge sull’altura di San Donato, che elevandosi a controllo della città e dell’area circostante permette allo sguardo di spaziare fino ai rilievi che preludono al Chianti ad ovest, alle pendici del massiccio del Pratomagno a nord-ovest, alle Alpi di Catenaia e di Poti a nord-est e ad est, e al monte Lignano a sud. Su questa altura e sul vicino colle di San Pietro, ora occupato dal Duomo, era il fulcro della città antica dove si concentravano importanti monumenti pubblici a carattere civile e religioso; molti di essi sono oggi solo intuibili dalla presenza di enormi blocchi di arenaria, rocchi di colonna in granito e spezzoni di muro riutilizzati e inglobati nei paramenti della Fortezza cinquecentesca. Nonostante le tante trasformazioni occorse nei secoli abbiano pesantemente trasformato l’aspetto di questo luogo, le testimonianze archeologiche rimaste ce ne narrano la storia. Il colle fu popolato sin dall’età etrusco arcaica (VI sec. a.C.), quando Arezzo era sede di un potente centro urbano, come testimoniano alcuni frammenti di vasellame in bucchero rinvenuti durante i recenti scavi archeologici condotti dalla Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per le province di Siena Grosseto e Arezzo. Nel IV secolo a.C. viene incluso all'interno del circuito murario difensivo. Nel II sec. a.C. fu costruito un massiccio edificio in blocchi squadrati di arenaria, oggi visibile in viale Buozzi tra i bastioni della Spina e del Belvedere. Il monumento è stato definito in modo improprio “Capitolium” per la sua struttura tripartita che richiama quella dei templi dedicati alle tre divinità principali del Pantheon romano, ma la sua destinazione religiosa è ipotizzabile anche grazie al rinvenimento di decorazioni in terracotta e di offerte votive. Pesanti trasformazioni furono operate nell’area in età romana, quando la città di Arretium si ingrandì fino ad arrivare alle rive del fiume Castro, che, oggi coperto, scorre ai piedi della collina. Dagli ultimi decenni del I sec. a.C., infatti, la città era stata palcoscenico di un intenso e rapido sviluppo economico, demografico ed urbanistico, legato all’espandersi delle manifatture di un particolare tipo di ceramica di colore rosso corallo e dalla superficie resistente e lucida, la Terra Sigillata Aretina, che rese Arezzo celebre in tutto il mondo romano e portò grande ricchezza alla città. Sfarzose abitazioni decorate con pitture alle pareti e pavimenti a mosaico sorsero lungo le vie principali, ancora oggi ricalcate da Corso Italia e da via San Lorenzo-via Pellicceria, e vennero costruiti edifici per l’intrattenimento e la ricreazione, come l’Anfiteatro, situato ai limiti della città antica, le Terme, che hanno restituito splendidi mosaici oggi visibili al Museo Archeologico Nazionale G.C. Mecenate, e il Teatro, esteso sulle pendici che scendono dal colle di San Donato verso l’area di Colcitrone. Di questo importante edificio per spettacoli resta oggi solo parte della sostruzione delle gradonate per gli spettatori, costruita in opera cementizia (opus caementicium), visibile lungo viale Buozzi tra i bastioni del Belvedere e della Chiesa. Come si ricava dalle descrizioni effettuate durante gli scavi ottocenteschi, il Teatro era decorato con terrecotte architettoniche e pietre pregiate e aveva un fronte scena in mattoni rivestiti da preziosi marmi colorati; non distanti da esso furono rinvenute strutture e cisterne riconducibili ad ambienti termali, probabilmente alimentati dall’acquedotto pubblico che, arrivando da nord, attraversava la sommità della collina per portare l’acqua in città. Un’altra monumentale cisterna, con volte a botte sostenute da pilastri in pietra, era nell’area tra l’attuale ingresso della Fortezza e il Prato. Sul lato settentrionale del colle, all’interno della Fortezza, è stato recentemente rinvenuto un edificio risalente al I sec. d.C., con splendidi pavimenti a mosaico rappresentanti motivi a stuoia e a nido d’ape, una soglia riccamente decorata da un tappeto geometrico in bianco e nero e pareti decorate con pitture su fondo nero riconducibili al III Stile pompeiano. Non sappiamo quale fosse la destinazione dell’edificio, anche se la posizione e le ricche decorazioni fanno ritenere probabile una sua funzione pubblica. Alla metà del II sec. d.C. uno dei vani fu oggetto di pesanti ristrutturazioni e probabilmente utilizzato come luogo di culto per una divinità di origine orientale, Mitra, la cui religione si andava diffondendo particolarmente in località caratterizzate da una vivace società multiculturale, come doveva essere a quel tempo Arretium, grazie all’arrivo di manodopera per le officine ceramiche dalle altre zone dell’Impero.

  3. 1 Fortezza Medicea
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    La Fortezza Medicea di Arezzo sorge sull’altura di San Donato, che elevandosi a controllo della città e dell’area circostante permette allo sguardo di spaziare fino ai rilievi che preludono al Chianti ad ovest, alle pendici del massiccio del Pratomagno a nord-ovest, alle Alpi di Catenaia e di Poti a nord-est e ad est, e al monte Lignano a sud. Su questa altura e sul vicino colle di San Pietro, ora occupato dal Duomo, era il fulcro della città antica dove si concentravano importanti monumenti pubblici a carattere civile e religioso; molti di essi sono oggi solo intuibili dalla presenza di enormi blocchi di arenaria, rocchi di colonna in granito e spezzoni di muro riutilizzati e inglobati nei paramenti della Fortezza cinquecentesca. Nonostante le tante trasformazioni occorse nei secoli abbiano pesantemente trasformato l’aspetto di questo luogo, le testimonianze archeologiche rimaste ce ne narrano la storia. Il colle fu popolato sin dall’età etrusco arcaica (VI sec. a.C.), quando Arezzo era sede di un potente centro urbano, come testimoniano alcuni frammenti di vasellame in bucchero rinvenuti durante i recenti scavi archeologici condotti dalla Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per le province di Siena Grosseto e Arezzo. Nel IV secolo a.C. viene incluso all'interno del circuito murario difensivo. Nel II sec. a.C. fu costruito un massiccio edificio in blocchi squadrati di arenaria, oggi visibile in viale Buozzi tra i bastioni della Spina e del Belvedere. Il monumento è stato definito in modo improprio “Capitolium” per la sua struttura tripartita che richiama quella dei templi dedicati alle tre divinità principali del Pantheon romano, ma la sua destinazione religiosa è ipotizzabile anche grazie al rinvenimento di decorazioni in terracotta e di offerte votive. Pesanti trasformazioni furono operate nell’area in età romana, quando la città di Arretium si ingrandì fino ad arrivare alle rive del fiume Castro, che, oggi coperto, scorre ai piedi della collina. Dagli ultimi decenni del I sec. a.C., infatti, la città era stata palcoscenico di un intenso e rapido sviluppo economico, demografico ed urbanistico, legato all’espandersi delle manifatture di un particolare tipo di ceramica di colore rosso corallo e dalla superficie resistente e lucida, la Terra Sigillata Aretina, che rese Arezzo celebre in tutto il mondo romano e portò grande ricchezza alla città. Sfarzose abitazioni decorate con pitture alle pareti e pavimenti a mosaico sorsero lungo le vie principali, ancora oggi ricalcate da Corso Italia e da via San Lorenzo-via Pellicceria, e vennero costruiti edifici per l’intrattenimento e la ricreazione, come l’Anfiteatro, situato ai limiti della città antica, le Terme, che hanno restituito splendidi mosaici oggi visibili al Museo Archeologico Nazionale G.C. Mecenate, e il Teatro, esteso sulle pendici che scendono dal colle di San Donato verso l’area di Colcitrone. Di questo importante edificio per spettacoli resta oggi solo parte della sostruzione delle gradonate per gli spettatori, costruita in opera cementizia (opus caementicium), visibile lungo viale Buozzi tra i bastioni del Belvedere e della Chiesa. Come si ricava dalle descrizioni effettuate durante gli scavi ottocenteschi, il Teatro era decorato con terrecotte architettoniche e pietre pregiate e aveva un fronte scena in mattoni rivestiti da preziosi marmi colorati; non distanti da esso furono rinvenute strutture e cisterne riconducibili ad ambienti termali, probabilmente alimentati dall’acquedotto pubblico che, arrivando da nord, attraversava la sommità della collina per portare l’acqua in città. Un’altra monumentale cisterna, con volte a botte sostenute da pilastri in pietra, era nell’area tra l’attuale ingresso della Fortezza e il Prato. Sul lato settentrionale del colle, all’interno della Fortezza, è stato recentemente rinvenuto un edificio risalente al I sec. d.C., con splendidi pavimenti a mosaico rappresentanti motivi a stuoia e a nido d’ape, una soglia riccamente decorata da un tappeto geometrico in bianco e nero e pareti decorate con pitture su fondo nero riconducibili al III Stile pompeiano. Non sappiamo quale fosse la destinazione dell’edificio, anche se la posizione e le ricche decorazioni fanno ritenere probabile una sua funzione pubblica. Alla metà del II sec. d.C. uno dei vani fu oggetto di pesanti ristrutturazioni e probabilmente utilizzato come luogo di culto per una divinità di origine orientale, Mitra, la cui religione si andava diffondendo particolarmente in località caratterizzate da una vivace società multiculturale, come doveva essere a quel tempo Arretium, grazie all’arrivo di manodopera per le officine ceramiche dalle altre zone dell’Impero.

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