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Tour audio Sala 7, sezione di archeologia preistorica: gli abitati dell'età del Bronzo e dell'età del Ferro

Le ultime vetrine dedicate alla Preistoria, raccontano, attraverso i reperti esposti, come si viveva ad Alba nella fase finale dell’Età del Bronzo e l’Età del Ferro, fino all’arrivo dei Romani.

La tarda Età del Bronzo
Durante la medio-tarda età del Bronzo (1.650-1.200 a.C.) la documentazione archeologica raccolta nell’area compresa tra corso Langhe e il Cherasca permette di ipotizzare la presenza di piccoli nuclei abitati, basati su forme economiche semplici (agricoltura e allevamento) e sugli scambi. I reperti legati alla vita quotidiana vengono, in questa sala, rappresentati in gran numero.

Dopo secoli di disboscamento, estese coltivazioni di cereali (orzo, frumento, miglio, panico, segale e avena) e di leguminose (favino) garantivano il sostentamento di gruppi sempre più numerosi; l’allevamento di bovini, caprovini e suini era finalizzato alla produzione di carne, latte e lana e, nel caso dei bovini, garantiva anche l’aiuto necessario nel lavoro dei campi. Un ruolo secondario sembrano avere rivestito la pesca e la caccia (cervo, capriolo), quest’ultima effettuata con l’aiuto di cani che verosimilmente erano impiegati anche nel controllo delle greggi e delle mandrie.

Attività artigianali a carattere domestico, quali la lavorazione dell’argilla per la produzione del vasellame in ceramica, la fusione del bronzo e la lavorazione del legno per la fabbricazione di strumenti ed utensili si svolgevano all’interno dell’abitato; la filatura di fibre vegetali e della lana è confermata dal rinvenimento di numerose fusaiole.

La collocazione di Alba tra gli insediamenti che costellavano l’importante via fluviale del Tanaro, utilizzata a partire dal Neolitico per veicolare merci e materie prime anche sulle lunghe distanze, garantiva i collegamenti e probabilmente alimentava la diffusione verso la Padania centrale di prodotti finiti e di metallo grezzo, proveniente soprattutto dai giacimenti cupriferi delle Alpi occidentali. I contatti con le culture della valle del Ticino spiegano sia la comunanza delle tipologie metalliche, sia l’arrivo di stagno grezzo, forse dall’Europa orientale.

Infine, di particolare pregio è la spada in bronzo ritrovata sul letto del fiume Tanaro presso Roddi. In Piemonte, come nel resto d’Europa, le spade ritrovate nei fiumi appaiono deposte senza tracce d’uso e sono interpretate come un’offerta ai defunti o alle divinità, secondo il ben noto collegamento del mondo antico tra le acque profonde e gli Inferi; un indizio in questo senso può essere il nome celto-ligure del Po, Bodinkos, tradotto da Plinio come “senza fondo” e cioè come direttamente in contatto con le acque sotterranee. Un richiamo è possibile con la frequente menzione nella mitologia indoeuropea di armi eccezionali fornite all’eroe da una divinità femminile delle acque (Teti con Achille, la Dama del Lago con Lancillotto ed Artù ….), cui talvolta le armi sono poi restituite.

L’età del Ferro
Intorno al 900 a.C. una breve fase di instabilità climatica con ripetuti fenomeni alluvionali determina l’abbandono dei bassi terrazzi fluviali. Nella prima età del Ferro, fino a circa il 500 a.C., la via del Tanaro diventa l’asse principale della rete commerciale impostata dagli Etruschi a sud del Po con diversi empori fluviali.

L’Albese costituisce la propaggine nord-orientale del territorio dei Bagienni, mentre l’agglomerato più consistente in questa fase appare il pianoro di Fossano. Di stirpe celto-ligure, i Bagienni derivano il loro nome dall’albero del faggio (indoeuropeo *bhagos), venerato anche dai Latini e connesso a Giove ed ai giuramenti. Ancora oggi piccoli boschetti appaiono collegati a chiese cristiane, come il Santuario della Madonna del Bel Fô ad Oncino.

Nel corso del V secolo a.C. si manifestano nella valle del Tanaro le avanguardie non necessariamente bellicose dell’invasione gallica degli inizi del IV secolo: di fatto si interrompe il commercio con l’Etruria padana mentre infiltrazioni appaiono indiziate da ritrovamenti di manufatti metallici caratteristici e da relitti toponomastici (Verduno, dal gallico viro-dunum “salda rocca”).

La fase successiva vede l’arroccamento dei gruppi liguri nelle valli.

Probabilmente ad Alba si costituisce un piccolo centro, capoluogo (alba nel mondo ligure, dalla stessa radice di Alpi, indica il centro principale di una tribù) di un sottogruppo dei Bagienni, da localizzarsi in un sito ancora da individuare, diverso da quello della città romana e più arroccato.

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