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Audio tour Cappella del Sacro Cuore di Gesù

Lodovico Bembo, capitano e podestà di Brescia, proponendo nel 1470 al consiglio veneto l’ampliamento del castello maggiore di Rovato non immaginava certo che il quinto torrione al canton de S. Maria, rustico manufatto di ingegneria militare, sarebbe divenuto supporto e scrigno di un raro esemplare di cappella liberty. Nel 1824 l’architetto di Palazzolo s/O. Carlo Antonio Manna progetta e costruisce tra la cappella del Santissimo ed il torrione di Santa Maria una nuova sagrestia. Questa viene trasformata, nel 1840, in cappella dedicata a San Luigi Gonzaga. Nel 1902 il prevosto Luigi Gramatica raccoglie le prime offerte per la successiva “trasformazione”. Si creerà nel presbiterio circolare una nuova cupoletta con lucernario con la chiusura delle due finestre laterali e, nella navata, nuovi archi sovralzati. Nel 1903 entra in scena Francesco Rubagotti (1864-1934) di Coccaglio, a lui sono commissionati tutti gli stucchi e le coloriture. A Clemente Rivetti (1859-1936) viene affidato il disegno e la realizzazione del grandioso altare in legno e gesso con nicchia, dei candelabri e dei banchi della navata.
Tra un profluvio di nuvole argentee e di angioletti dorati troverà sede la statua al naturale in gesso dipinto del S. Cuore e, inginocchiata sul gradone che sovrasta la mensa, quella di S. Margherita Maria Alacoque. Sono queste le ultime opere pervenute di Francesco Pezzoli (1855- 1905), e saranno trasportate, con il monumentale altare, nella rotonda del Duomo Vecchio di Brescia, nella sezione d'arte moderna, perché siano ammirate nell'Esposizione Bresciana d'Arte Sacra del 1904.

Nella rotonda absidale erano previsti anche quattro grandi affreschi, tra i quali la “Natività” e la “Resurrezione di Lazzaro” che mons. Gramatica affidò al giovanissimo Giovanni Battista Galizzi (1882-1963) di Bergamo. A Rovato poté eseguire solo i due affreschi (cm.275x360 circa) della parete absidale sud.
Il 31 dicembre 1906 mons. Gramatica lascia Rovato per importanti incarichi. Il suo successore mons. Domenico Tampalini, non darà più corso alle opere di ultimazione. Effettivamente qualcosa si è inceppato. L’opera risulta così incompiuta e la navata non sufficientemente rapportata al nuovo stile. La cappella venne comunque usata per servizi di culto e quale oratorio festivo fino agli anni cinquanta circa e poi abbandonata per il crollo dal volto di pezzi di stucco. Successivi restauri riportarono l’opera alla fruizione dei fedeli.

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