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音频游览 Tempio E

Appena entrati nel Parco archeologico di Selununte la prima immagine che sicuramente cattura il nostro sguardo è quella del Tempio E che con la sua imponenza domina sulla collina orientale dell'antica città di Selinunte. Tra tutti i templi di quest'area è l'unico che è stato ricostruito.

Questa magnifica costruzione è stata identificata come tempio di Hera.
Sapete chi era questa dea? La moglie di Zeus, il padre degli dèi, ed è la dea-sposa per eccellenza e, per questo, era la dea protettrice del matrimonio, della famiglia e della fedeltà. A lei, infatti, si rivolgevano le giovani spose e le mogli, perché garantisse loro un matrimonio felice e la fedeltà del marito...proprio Hera, infatti, era spesso costretta a fare i conti con i continui tradimenti del coniuge!

Ma proviamo a entrare insieme nel suo Tempio.
Dalla facciata principale rivolta ad est e costituita da sei colonne si entra nel tempio salendo dieci gradini, di cui gli ultimi tre fanno parte del basamento, chiamato crepidoma, su cui è stato costruito tutto il tempio.

Per accedere dentro un tempio, prima si attraversava il pronao, una ambiente che precedeva il naòs, la cella, che costituisce la parte più sacra di un tempio, dove era esposta la statua della divinità. 
Osservate: della cella sono ancora visibili le mura e parte dell’originaria pavimentazione.  
Salendo ancora di qualche gradino si entra nell’adyton che, dentro la cella, era invece la parte più segreta del tempio, dove si conservavano gli oggetti più sacri legati al culto.
Lo sapevate che qui potevano entrare solo i sacerdoti?
Tutto intorno la cella era decorata da un circuito di colonne, la peristasi: 6 sui lati brevi e 15 su quelli lunghi. Le colonne erano alte quasi 10 m! Se provate a osservarle, vedete che non erano monolitiche, ovvero formate da un unico cilindro, ma erano costituite da sei grossi dischi in pietra, i rocchi. E la loro superficie non era liscia, ma era decorata da scanalature: provate a contarle, sono 20!

Il tempio non era lasciato così, a viva pietra, ma era tutto intonacato e dipinto!
Alcune colonne del lato nord, ad esempio, conservano ancora parte dell’antico intonaco bianco che le rivestiva. 

Sul lato ovest, opposto al pronao, c'è un vano chiuso con due colonne all’ingresso: si tratta dell’opistodomo, che era la stanza in cui veniva conservato il tesoro del tempio, formato da tutte le offerte che i fedeli portavano in dono alla divinità.

Le 5 metope di cui vi racconteremo provenivano dal pronao e dall'opistodomo: ne decoravano il fregio, che era costituito proprio da queste lastre scolpite, alternate ad altre lastre, che invece erano decorate da fasce di elementi verticali scolpiti, i triglifi.
Anche in questo caso, dovete immaginare queste lastre dipinte: in rosso le metope e in blu i triglifi. Le tre metope rinvenute nel pronao rappresentano: Eracle e l'amazzone, Zeus e Hera, Artemide e Atteone, mentre quelle che provengono dall'opistodomo sono due e sono un po' più rovinate; rappresentano Atena e Encelado e Apollo e Dafne.
Scopriamo adesso cosa hanno da raccontarci queste opere!


Questa scheda è stata realizzata dagli alunni della classe 5 C del plesso "G. Lombardo Radice" seguiti dalle insegnanti G. Gullo, E. Messina, M. Mistretta, F. Salvo, A. Sanfilippo.

La voce narrante è di Andrea Todisco.

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评论

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  • Gaspare

    5 out of 5 rating 11-09-2018

    Molto utile

  • Pinco Pallino

    5 out of 5 rating 03-06-2017

    Grandi soprattutto colui che parla del Tempio e

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