Audio tour Gallodoro
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Update Required To play the media you will need to either update your browser to a recent version or update your Flash plugin.Di origine medievale, il piccolo e ridente borgo di Gallodoro è incastonato al centro dell’amena e ubertosa Vallis Aurea (da cui deriva l’odierna denominazione del paese), situato a pochi chilometri dal mare e dallo splendido contesto paesaggistico di Taormina. Alle pendici del suo territorio, nelle contrade di Margi e Sant'Anna, nell’antichità sorse una città, secondo tradizione chiamata Bocena, abitata da coloni greci e da indigeni ellenizzati, come testimoniano alcuni ritrovamenti archeologici: cocci di brocche e vasellame, conci di pietra lavorata e resti di tombe di una possibile necropoli. L’antico abitato di Gallodoro si distingue tra viuzze, scale e piazze fiorite per la sobrietà e austerità dei suoi palazzi, e l’insieme dei suoi piccoli edifici abitativi che addossati l’un sull’altro in un processo a direttrici ascensionali, conferiscono al paese la forma di cavea di teatro, aprendosi a scorci paesaggistici suggestivi e di rara bellezza.
La storia del borgo di Gallodoro è stata per molti secoli legata alle vicende storiche della città demaniale di Taormina, dalla quale si distaccò nel 1634, anno in cui, per ordine del re Filippo IV di Spagna, il territorio di Gallodoro fu venduto a titolo di marchesato alla famiglia Reitano di Messina. I Reitano, inoltre, ottennero dal viceré Ferdinando Afan de Ribera, duca di Alcalà, la “licentia populandi”, ossia la possibilità di fondare un nuovo centro insediativo sul vicino acrocoro di Castiddaci, luogo aspro e impervio, ma allo stesso tempo affascinante, da cui si gode un meraviglioso panorama. Con la famosa Rivoluzione di Messina (1674-1678), si arenò in maniera improvvisa e definitiva il progetto di fondare il villaggio di colonizzazione a Castellaci. Fautori e protagonisti della fazione dei Malvizzi, usciti sconfitti dalla disputa con il partito filospagnolo dei Merli, i marchesi Reitano pagarono a caro prezzo la loro avversione al governo spagnolo, con l’esilio e la confisca dei beni, e con la conseguente perdita nel 1679 del marchesato di Gallidoro, che fu acquisito successivamente dalla nobile famiglia Vigo di Acireale, che lo detenne fino al XIX secolo. Nel 1879, in seguito alle mutate condizioni socio-economiche e politiche del centro collinare, la sede municipale fu trasferita nel crescente borgo marinaro di Letojanni, e solo nel 1952 Gallodoro riconquistò l’autonomia comunale.
- 1 Chiesa di Santa Maria Assunta ed il Gonfalone processionale
- 2 Chiesa di San Sebastiano
- 3 Ruderi della Chiesa di San Nicola di Bari
- 4 Palazzo Reitano (sec. XVIII)
- 5 Palazzo Mangano (sec. XIX)
- 6 Abside di Maria Maddalena
- 7 Il gonfalone processionale del SS. Crocifisso
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Update Required To play the media you will need to either update your browser to a recent version or update your Flash plugin.Di origine medievale, il piccolo e ridente borgo di Gallodoro è incastonato al centro dell’amena e ubertosa Vallis Aurea (da cui deriva l’odierna denominazione del paese), situato a pochi chilometri dal mare e dallo splendido contesto paesaggistico di Taormina. Alle pendici del suo territorio, nelle contrade di Margi e Sant'Anna, nell’antichità sorse una città, secondo tradizione chiamata Bocena, abitata da coloni greci e da indigeni ellenizzati, come testimoniano alcuni ritrovamenti archeologici: cocci di brocche e vasellame, conci di pietra lavorata e resti di tombe di una possibile necropoli. L’antico abitato di Gallodoro si distingue tra viuzze, scale e piazze fiorite per la sobrietà e austerità dei suoi palazzi, e l’insieme dei suoi piccoli edifici abitativi che addossati l’un sull’altro in un processo a direttrici ascensionali, conferiscono al paese la forma di cavea di teatro, aprendosi a scorci paesaggistici suggestivi e di rara bellezza.
La storia del borgo di Gallodoro è stata per molti secoli legata alle vicende storiche della città demaniale di Taormina, dalla quale si distaccò nel 1634, anno in cui, per ordine del re Filippo IV di Spagna, il territorio di Gallodoro fu venduto a titolo di marchesato alla famiglia Reitano di Messina. I Reitano, inoltre, ottennero dal viceré Ferdinando Afan de Ribera, duca di Alcalà, la “licentia populandi”, ossia la possibilità di fondare un nuovo centro insediativo sul vicino acrocoro di Castiddaci, luogo aspro e impervio, ma allo stesso tempo affascinante, da cui si gode un meraviglioso panorama. Con la famosa Rivoluzione di Messina (1674-1678), si arenò in maniera improvvisa e definitiva il progetto di fondare il villaggio di colonizzazione a Castellaci. Fautori e protagonisti della fazione dei Malvizzi, usciti sconfitti dalla disputa con il partito filospagnolo dei Merli, i marchesi Reitano pagarono a caro prezzo la loro avversione al governo spagnolo, con l’esilio e la confisca dei beni, e con la conseguente perdita nel 1679 del marchesato di Gallidoro, che fu acquisito successivamente dalla nobile famiglia Vigo di Acireale, che lo detenne fino al XIX secolo. Nel 1879, in seguito alle mutate condizioni socio-economiche e politiche del centro collinare, la sede municipale fu trasferita nel crescente borgo marinaro di Letojanni, e solo nel 1952 Gallodoro riconquistò l’autonomia comunale.
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